Memoteca Pian del Bruscolo

Tavullia, la torre civica nelle parole di Igino Balducci

Il percorso espositivo della Memoteca è arrivato a Tavullia in occasione di un giorno di festa grande per il paese: il 30 giugno 2007 è infatti stata inaugurata la Torre Civica, distrutta dai bombardamenti della II guerra mondiale e ricostruita dopo oltre sessant'anni. Ricordiamo questa data importante riportando un brano dello scrittore Igino Balducci (Tomba/Tavullia 1891-Milano 1974), con il quale il percorso della Memoteca si riannoda alle sue origini: proprio a Tavullia, infatti, nel 1999 ha mosso i primi passi il lavoro di ricerca che, ampliato e approfondito, ha portato alla costituzione di questo archivio della memoria condivisa.

 

Anche le cose hanno, come le persone, la loro fisionomia. Così la vecchia Tomba aveva la sua. Vecchia, cara, nostra Tomba, piantata in mezzo alle tue campagne bruciate al sole con la tua torre rossastra, sempre accigliata nel color fosco delle tue case e sempre eguale negli affettuosi silenzi di madre che accoglie a braccia aperte i figli che ritornavano a te!
...Ma ora Tomba non è più Tomba; e non ha più il colore fosco delle cose respinte dal mare, ma ha, ahimè, il colore desolatamente bianco delle macerie. Chi, tanti anni fa… avrebbe potuto figurarsi una Tomba senza l'antico Municipio quasi appollaiato sulla volta della Porta e senza l'ombra amica della torre incoronata di trilli e di nidi? A noi che, ragazzi, vedemmo stupiti ardere di fiaccole la torre sul morire dell'Ottocento, com'era assai relativa la nozione del Tempo, era ben ristretta la nozione del mondo. Una azzurra striscia di mare da una parte, dalla parte opposta un velato e bizzarro seguirsi di paesi e castelli, poi la
Lveda, la favolosa visione di San Marino e sopra tutto, fra i monti, la Carpegna, che per i nostri uomini mantellati, assorti a scrutare gli orizzonti di sulla Mura, era il segno dei trapassi delle stagioni. ...Ma sulla Mura, accanto ai vecchi, di contro alla grande porta della Chiesetta del Castello che raccoglieva, nelle sere del mese di Maria, i canti delle fanciulle e i profumi delle rose, erano i ragazzi, eravamo noi.
...Quando io dalle alture di Casteldimezzo dove, dopo il 2 settembre 1944, m’ero recato per rivedere il lontano troneggiar della torre all’ombra della quale avevo lasciato tanta parte della mia vita e non mi riuscì di scoprirla, volli credere fosse il velo delle lacrime a nascondermene la visione; no: non erano le lacrime: era la morte di Tomba. Tomba non era più, Tavullia non era più.
Poi venni in pellegrinaggio d'amore a riabbracciare i miei cari, ma anche a frugare amorosamente fra le macerie della torre caduta. Oggi ho quale fermacarte sulla mia tavola di lavoro una lunga lista di ferro ancor bianca di calcinacci e rossa di mattoni sfarinati: la sfera dell'orologio che lassù, all'estremo della torre, aveva segnato per anni le ore della mia prima vita.
Ma Tomba, ma Tavullia, come nelle sue case e nelle sue chiese, anche nella sua torre che lanciava sfida di canti contro gli uragani, risorgerà
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Igino Balducci

 

A destra, il Cassero e la Torre civica di Tavullia in una fotografia degli anni 1925-1935: addossata alle mura si nota la tettoia per il mercato, costruita tra il 1913 e il 1914 e, al centro della piazza, il Monumento ai Caduti, inaugurato nel 1925 (raccolta Roberto Olmeda).

 

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