Memoteca Pian del Bruscolo

Balèvne, èn fèva mica i giógh!

La Banda di Colbordolo e le feste danzanti negli anni del Fascismo

Colbordolo, anni ‘30. Nel salone della Casa del Fascio, sotto la luce di un grande lampadario rotondo di lamiera stampata, con molte lampadine, coppie eleganti di signori sono impegnate nel ballo, al ritmo sincopato di un’orchestrina. Per le strade si contano ben 14 automobili, giunte da tutta la provincia di Pesaro e dalla vicina Romagna: molte appartengono a personaggi in vista, esponenti dei più alti ranghi dell’organizzazione fascista locale.

Inaugurata nel 1927, la Casa del Fascio di Colbordolo sarà nota durante tutti gli anni ‘30 per le feste e i veglioni, grazie soprattutto al suo pavimento di mattonelle di graniglia, che offre al ballo il supporto ideale (una rarità, dato che le altre sale della zona erano per lo più pavimentate con semplice terra battuta).

I ricordi di monsignor Mario Sacchini aggiungono che la sala, con i suoi colori chiari, era uno spettacolo. Alla domanda e le sedie? però, scatta quasi sdegnata la risposta balèvne, èn fèva mica i giógh!, a dire che nella sala da ballo ci si andava per ballare, non certo per stare seduti (era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti, direbbe Paolo Conte). Pare comunque che la sala fosse dotata di una cornice di panche in legno, che correvano lungo il perimetro, disegnato - ancora una volta - dalla decorazione delle mattonelle di graniglia.  Lo stesso salone ospitò per lungo tempo anche prove e recite di una delle due filodrammatiche di Colbordolo, attive - sempre secondo mons. Sacchini - negli anni tra il 1927-’28 e il 1939. Durante gli spettacoli l’orchestrina guidata dal M° Bruttigni intratteneva il pubblico con vivaci intermezzi.

Un altro flash, geograficamente di poco spostato (si riferisce ad una festa da ballo svoltasi tra la fine degli anni ‘20 e l’inizio dei ‘30 a Montegridolfo) ci mostra come dovevano presentarsi le orchestrine da ballo, composte in genere da 5/6 elementi. Nell’organico (solitamente costituito da strumenti a fiato, a corda, pianoforte, batteria e cantante) spicca la batteria - o iaz band, com’era chiamata almeno fino al 1930, anno in cui il jazz fu messo all’indice dalla cultura fascista, bollato come musica afro-demo-pluto-giudo-masso-epilettoide o barbara anti-musica negroide. (La fortuna del jazz presso il regime fascista fu, com’è noto, scarsa e soggetta ad alterne vicende: abolito nel 1930, il jazz fu riammesso nelle trasmissioni dell’Eiar nel 1936 e nuovamente messo al bando nel 1938, fino alla totale esclusione della musica americana che seguì all’entrata in Guerra dell’Italia, il 10 giugno del 1940). Nella foto si notano anche due megafoni, utilizzati dai cantanti per amplificare la voce in assenza dei microfoni.

Se le orchestrine si presentavano in un contesto privo di quell’ufficialità che invece caratterizzava ogni esibizione della formazione ‘madre’, costituivano comunque per quest’ultima un’importante occasione di finanziamento: molti testimoni hanno infatti ricordato come le entrate provenienti da feste danzanti e veglioni fossero destinate a rimpinguare la cassa della Banda. Il repertorio delle orchestrine comprendeva, oltre ad arrangiamenti delle canzoni più in voga, polke, valzer, mazurke, insieme a balli di origine regionale: per Colbordolo il salterello, tipico dell’Italia centrale, la furlana e, aggiunge qualcuno, una non meglio identificata mandarina.

Ricorda ancora monsignor Mario che l’orchestrina che si esibiva nei veglioni degli anni ‘30 era composta tra gli altri da Alfio Arceci (violino), Manzio Ridolfi (contrabbasso), Solindo Liera (tromba), oltre che dal M° Giuseppe Bruttigni che - supponiamo - abbandonava in quelle occasioni il suo cipiglio serioso, per improvvisare al pianoforte.

Ben diversa dovette essere l’atmosfera del veglione del 31 dicembre 1945, a pochi mesi dalla Liberazione: una serie di comunicazioni tra il Comune di Colbordolo e la Questura di Pesaro ci permettono di conoscere l’esatta formazione delle orchestrine che suonarono in quell’occasione a Colbordolo e nelle sue frazioni di Bottega, Talacchio e Gallo.

Pesaro, addì 31.12.1945, Al Sig. Sindaco di Colbordolo

Oggetto: Feste Pubbliche da ballo e orchestrine

Prego V.S. comunicarmi le generalità dei singoli musicanti componenti le orchestrine che suonano nelle feste da ballo in codesto Comune, specificando la professione o mestiere che ciascuno di essi esercita oltre a quello di  musicante, lo strumento che suona e quale di essi è il capo orchestrina. Il Questore (Fr. Picarreta)

La risposta firmata dal sindaco di Colbordolo è datata 13 gennaio 1946 e, insieme alla comunicazione ufficiale che riporta solo nomi, data di nascita e luogo di residenza dei “singoli musicanti”, sono conservate presso l’Archivio Comunale alcune minute, che indicano anche gli strumenti suonati (da notare che la batteria vi compare nuovamente - salvo alcune varianti! - come jazz band).

Talacchio - Capo orchestrina Arceci Alfio, nato a Colbordolo il 2 gennaio 1912 residente a Colbordolo di professione meccanico. Violino; Arceci Zeno, [fratello di Alfio] nato a Colbordolo il 31 agosto 1915, di professione fotografo [senza indicazione dello strumento]; Ridolfi Manzio, nato a Colbordolo il 7 agosto 1913 residente a Colbordolo di professione elettricista. Sacsofono; Corsini Edo, nato a Colbordolo l’8 dicembre 1912 residente a Colbordolo di professione manuale edile. Fisarmonia; Pacini Alfredo, nato a Colbordolo il 25 dicembre 1911 residente a Colbordolo di professione colono. Sacsofono; Grasetti Giuseppe, nato a Sant’Angelo in Lizzola il 20 ottobre 1913 residente a Sant’Angelo in Lizzola sfollato a Colbordolo frazione Talacchio di professione falegname. Jazz-band.

Bottega - Capo orchestrina Camillini Ontario, nato a Colbordolo l’8 settembre 1914, residente a Colbordolo di professione muratore. Sacsofono; Camillini Ermanno [fratello di Ontario] nato a Colbordolo l’8 agosto 1908, di professione spazino residente a Colbordolo. Clerino; Bacciardi Leandro [Leonardo?] nato a Colbordolo il 6 febbraio 1922 residente a Colbordolo di professione bracciante. Fisarmonia; Calcagnini Solindo, nato a Colbordolo il 13 gennaio 1909, residente a Colbordolo di professione barbiere. Jaz-band; Barilari Terzo, nato a Sant’Angelo in Lizzola il 6 ottobre 1921 di professione cimetista [cementista] residente a Montecchio [Sant’Angelo in Lizzola]. Violino.  

Gallo - Capo orchestrina Valli Vasco nato a Urbino il 24 febbraio 1914 di professione commerciante generi alimentari residente a Gallo [Petriano]. Sacsofono; Romani Otello, nato a Fermignano il 31 luglio 1926 di professione colono residente a Gallo [Petriano] suona la fisarmonica; Micheli Giovanni, a Colbordolo di professione colono suona il clerino; Micheli Quinto, nato a Colbordolo nel 1897 residente a Colbordolo di professione colono suona la fisarmonica; Dori Guglielmo, nato a Petriano il 24 luglio 1926 residente a Petriano di professione calzolaio suona iasban.

Lungi dall’essere semplici nomi su un atto d’ufficio, queste comunicazioni aprono tra le righe commoventi bagliori sulla vita di persone per le quali la musica davvero fu una passione. Difficilmente si troverebbe, infatti, modo più incisivo di ricordare chi di professione barbiere suona iasban o lo spazino e il colono con il loro clerino.

 

A destra, sopra: Festa da ballo a Montegridolfo; nella foto si riconosce Gino Giorgi detto Didòn (il terzo da sinistra) di Case Bernardi, musicante - e per qualche tempo Capobanda - della Banda di Talacchio; sotto: 1957, il Sestetto Camillini, formato da un gruppo di musicanti della banda di Colbordolo (da sinistra: leonardo Bacciardi, Sergio Brancorsini - 'Ciabaschén', Ferruccio Ferri, Dino Galli (raccolta Ferruccio Ferri)

(adattato da S. Bastianelli, C. Ortolani, M.L. Ubalducci - La Banda di Colbordolo, Colbordolo 2003; con un'introduzione di L. Moretti)

 

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